7/2/2025
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Multitasking: siamo veramente in grado di fare più cose contemporaneamente?

Multitasking: siamo veramente in grado di fare più cose contemporaneamente?

Il multitasking è una delle abilità più sopravvalutate nella società moderna. Si pensa spesso che dividere l’attenzione tra più compiti possa aumentare l’efficienza e la produttività, ma la realtà neuroscientifica racconta una storia molto diversa.

Il mito del multitasking e la realtà cognitiva

Solo il 2% della popolazione possiede una reale capacità di multitasking, nota come super-tasking (Watson & Strayer, 2010). Per il restante 98%, il cervello umano non funziona come un elaboratore parallelo, ma come un processore seriale. In altre parole, quando pensiamo di eseguire più attività contemporaneamente, in realtà stiamo semplicemente spostando rapidamente l’attenzione da un compito all’altro, con un impatto significativo sulle prestazioni cognitive.

Le implicazioni psicologiche e neuroscientifiche del multitasking

  • Cognitive Switching Penalty: Ogni volta che passiamo da un’attività all’altra, il cervello deve “resettare” il contesto e riorganizzare le informazioni, consumando risorse cognitive extra. Questo fenomeno riduce la produttività fino al 40% (Rubinstein, Meyer & Evans, 2001).
  • Multitasking e sicurezza: Uno studio del National Safety Council ha rilevato che parlare al telefono mentre si guida (anche in vivavoce) aumenta il rischio di incidenti fino a quattro volte, poiché l’elaborazione visiva e cognitiva risultano compromesse.
  • Riduzione della memoria di lavoro: Il multitasking sovraccarica la memoria di lavoro, riducendo la capacità di trattenere informazioni a breve termine e compromettendo l’apprendimento (Ecker et al., 2010).
  • Stress e cortisolo: Il continuo passaggio da un’attività all’altra porta a un aumento del cortisolo, l’ormone dello stress, rendendoci più irritabili e meno resilienti.

Multitasking nell’era digitale

Il fenomeno del Second Screen

Secondo Nielsen (2022), oltre il 70% delle persone utilizza un secondo dispositivo (smartphone o tablet) mentre guarda la TV. Questo fenomeno, noto come second screen, viene sfruttato dai brand per creare esperienze pubblicitarie sincronizzate che spingono gli utenti a interagire sui social o a fare acquisti online mentre guardano un programma televisivo.

Notifiche e gamification

Le notifiche push e le app che integrano elementi di gamification si inseriscono perfettamente nei nostri momenti di multitasking. Questi strumenti attivano il sistema di ricompensa del cervello (nucleus accumbens), inducendoci a passare rapidamente da un compito all’altro per non perdere l’opportunità di ottenere una “ricompensa”. Tuttavia, questa continua interruzione riduce la capacità di concentrazione e incrementa la fatica mentale.

La soluzione: il single-tasking

L’alternativa più efficace al multitasking è il single-tasking, ovvero concentrarsi su un compito alla volta per massimizzare l’efficienza e ridurre lo stress cognitivo.

Strategie per migliorare la concentrazione:

  • Prioritizzare un compito alla volta: Evitare di suddividere l’attenzione su più attività contemporaneamente.
  • Ridurre le distrazioni: Disattivare notifiche non essenziali e creare un ambiente di lavoro privo di interruzioni.
  • Fare pause regolari: Il cervello lavora meglio con pause brevi e programmate, come suggerisce la tecnica del Pomodoro.
  • Allenare la concentrazione: Attività come la meditazione e la lettura aiutano a migliorare la capacità di focalizzarsi su un compito per periodi prolungati.

Conclusione

Il mito del multitasking è ormai sfatato dalle neuroscienze: non siamo progettati per gestire più compiti contemporaneamente senza perdere in efficienza e qualità del lavoro. L’adozione di strategie di single-tasking può migliorare non solo la produttività, ma anche il nostro benessere mentale.

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