Siamo in grado di riconoscere il gusto di un ghiacciolo semplicemente osservandone il colore? La risposta sembra essere sì, ma cosa accadrebbe se i colori venissero alterati? Questa domanda è stata al centro di numerosi studi neuroscientifici che hanno dimostrato come il colore influenzi la percezione del sapore. Approfondiamo il legame tra vista e gusto e come questo possa condizionare le nostre esperienze alimentari.
Le neuroscienze dimostrano che il nostro cervello utilizza più sensi contemporaneamente per interpretare la realtà. Il colore di un alimento può influenzare fortemente la nostra percezione del suo gusto, e questo fenomeno è noto come crossmodal correspondence, ovvero la connessione tra diversi stimoli sensoriali.
Uno studio condotto da DuBose, Cardello e Maller (1980) ha dimostrato che quando il colore di una bevanda viene alterato, i partecipanti hanno difficoltà a identificare correttamente il gusto. Questo suggerisce che il nostro cervello utilizza il colore come un’indicazione anticipata del sapore, creando aspettative che influenzano l’esperienza gustativa.
Un esperimento simile è stato condotto con yogurt ai gusti fragola, vaniglia, lampone e mou. Quando il colore corrispondeva al sapore, i partecipanti riconoscevano facilmente il gusto. Tuttavia, quando lo yogurt alla vaniglia veniva colorato artificialmente di arancione, la maggior parte delle persone non riusciva a identificarne il vero sapore, dimostrando l’importanza della vista nella percezione alimentare.
Il legame tra colore e gusto si sviluppa nei primi mesi di vita e può variare in base al contesto socio-culturale. Secondo uno studio pubblicato su Food Quality and Preference (Spence, 2015), i bambini creano associazioni tra certi colori e determinati sapori attraverso l’esperienza diretta e l’apprendimento.
Ad esempio:
Queste differenze culturali dimostrano come il nostro cervello sia altamente adattabile e come l’ambiente possa influenzare le nostre percezioni sensoriali.
L’industria alimentare sfrutta la psicologia del colore per influenzare la percezione dei prodotti. Alcuni esempi:
Uno studio di Shankar, Levitan e Spence (2010) ha dimostrato che anche la tonalità della luce ambientale può alterare la percezione del gusto. Una luce rossastra rende i sapori più intensi, mentre una luce blu può far percepire un alimento come meno dolce.
Sebbene in molte culture la menta sia associata al colore verde o bianco, immaginare un ghiacciolo blu alla menta può generare reazioni diverse in base alle nostre aspettative sensoriali e culturali. Alcuni potrebbero percepirlo come strano o innaturale, mentre altri potrebbero apprezzarlo proprio perché insolito.
Questa dinamica è cruciale nel marketing alimentare: i brand che riescono a giocare con le associazioni sensoriali in modo efficace possono creare prodotti che catturano l’attenzione e diventano iconici, come il famoso Gatorade blu o il gelato al gusto Puffo.
La nostra percezione del gusto è profondamente influenzata dal colore, al punto che una modifica visiva può alterare completamente l’esperienza sensoriale. Questo fenomeno ha implicazioni significative non solo per la neuroscienza e la psicologia del consumo, ma anche per l’industria alimentare e il marketing.
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